June si è iscritta a un’agenzia di appuntamenti solo perché ha perso una scommessa. Non si sarebbe mai aspettata di essere invitata a un viaggio tutto pagato per incontrare degli affascinanti Highlander.
Quello che nessuno le ha detto è che gli Highlander sono alieni e vivono su un altro pianeta. E sono alla ricerca disperata di compagne, talmente disperata che non c’è alcuna garanzia che lei possa tornare sulla Terra.
Come se non bastasse, l’enorme alieno in kilt con cui è stata accoppiata vive in una fattoria. Nel bel mezzo del nulla. Con animali puzzolenti tutto intorno. Questo è l’inferno personale di June, ma nel momento in cui posa gli occhi su di lui, il suo corpo la tradisce.
Eron trascorre le sue giornate occupandosi della sua fattoria di taigeis. Quei soffici animali sono tutta la compagnia di cui ha bisogno. Avendo interrotto ogni contatto con la società, nel momento in cui un vecchio amico gli dice di aver trovato una compagna proveniente da un pianeta lontano, il suo primo istinto è quello di rifiutare l’accoppiamento.
Ma nel momento in cui la incontra, le sue antenne si mettono a bruciare e riesce a pensare solo a una cosa: farla sua. La desidera con ogni fibra del suo essere, ma non può rischiare che qualcuno scopra il terribile segreto che lo ha reso un reietto.
Riuscirà a trovare la forza di allontanarla prima che lei rubi il suo cuore?
Cupido indossava un kilt. Fissai sbalordita il logo sgargiante dell’agenzia di appuntamenti, desiderando di essere altrove. Se Anna non fosse stata seduta accanto a me, me ne sarei andata almeno mezz’ora prima.
«Sembra che stiano per torturarti e bruciarti sul rogo», sussurrò Anna. «Sarà divertente».
Era la mia migliore amica, ma a volte avrei voluto strozzarla.
Se solo non avessi accettato quella scommessa. Ero ubriaca fradicia e in quel momento mi era parsa una buona idea. Col senno di poi, era chiaro che Anna mi aveva ingannata. Sapeva che facevo schifo a freccette, e che non potevo resistere a una sfida. Per di più, mi aveva fatto ubriacare come un marinaio rimpinzandomi di mojito.
Ora ero in trappola.
«Mi iscriverò soltanto», le dissi con fermezza. «Non risponderò se dovessero trovare un uomo che corrisponde al mio profilo».
Anna sgranò gli occhi. «Non hai visto i loro annunci? Se il tuo partner è sexy anche solo la metà dei ragazzi della pubblicità, sono sicura che vorrai incontrarlo».
Aveva ragione. Gli uomini sui manifesti dell’agenzia di appuntamenti Hot Tatties mi mettevano l’acquolina in bocca con quei kilt, i muscoli, i volti fieri. L’agenzia era specializzata in uomini scozzesi e sfruttava appieno la sensualità della sua clientela. La cognata di Anna aveva lavorato alla campagna di marketing e si era anche trovata un Highlander. Non avevo mai conosciuto nessuno dei due, ma erano il motivo per cui Anna mi aveva convinta – o meglio, costretta – a venire qui oggi.
«Sono felice da single», mi lamentai. «Chi fa da sé, fa per tre. Mi piace non avere impegni».
Anna sbuffò. «Ed è per questo che ieri sera ti lamentavi di sentirti sola».
Non ricordavo di averlo detto, ma la testa mi pulsava ancora per i postumi della sbornia e ricordavo forse solo la metà delle nostre conversazioni. Era tutto un po’ annebbiato. Non mi ubriacavo così tanto da anni. I miei amici erano tutti sposati o avevano una relazione a lungo termine, alcuni avevano dei figli e nessuno di loro voleva andare a fare festa come facevamo un tempo.
Forse Anna aveva ragione ed era arrivato il momento di sistemarsi. Trovare un ragazzo con cui avere più di una notte di passione. Comprare una casa. Prendere un cane.
No, quella non ero io. Non ero quel tipo di donna. Amavo la mia indipendenza. Avrei lasciato il matrimonio agli altri.
«June Summer?». La receptionist si guardò intorno nella sala d’attesa. Mi sorprese il fatto che non fossimo le uniche persone a volersi iscrivere all’agenzia, ma del resto i loro annunci erano ovunque.
Anna mi tirò in piedi e salutò la giovane donna. «Siamo noi».
«Lasciami», sibilai. Lei si limitò a sorridere e a stringere la presa sul mio braccio come se temesse che potessi scappare. Non che avesse torto.
Mi costrinse a seguire la receptionist in un ufficio più grande. La carta da parati rosa scuro era sgargiante e, insieme ai soffici cuscini rosa e al tappeto rosso, mi fece pensare a un bordello. Dietro la scrivania sedeva una donna sulla quarantina, sopra di lei un altro grande cupido in kilt.
Si alzò e girò intorno alla scrivania per salutarci con una stretta di mano. «Sono Pam, proprietaria di Hot Tatties. Grazie di essere venute».
«Anna», si presentò la mia amica. «E questa è June. È lei che deve registrarsi, io sono già felicemente sposata».
Pam mi fece un ampio sorriso. «Non è l’unica a portare un’amica. È sempre bello avere un po’ di sostegno. Accomodatevi pure, vi porto il tablet. Gradite del tè? Caffè? Una cioccolata calda?».
Avevo intenzione di dire di no, finché non menzionò la cioccolata. Non avrei mai resistito a una coccola dolce come quella. Almeno dava un minimo di valore alla mia presenza in quel posto.
«Una cioccolata calda, per favore», risposi.
Anna annuì. «Lo stesso per me».
Mentre Pam prendeva le nostre bevande, fissai la fila di cornici sulla parete di fronte. Dieci uomini mi sorridevano, tutti bellissimi, tutti in kilt, tutti da leccare. Cominciavo a pensare che l’agenzia usasse modelli per il suo marketing e non veri e propri candidati. Che possibilità c’erano di trovare dieci uomini perfetti ma single come questi? I ragazzi con quell’aspetto non erano single. E di certo non avrebbero scelto una come me.
«Dovremmo andarcene», mormorai. «Mi sembra una pessima idea».
Anna mi prese la mano, non sapevo se per rassicurarmi o per tenermi ferma. «Invece rimaniamo. Hai perso la scommessa. Devi farlo».
Prima che potessi risponderle a tono, Pam tornò con un vassoio. Aveva portato anche una ciotola di frollini. In pieno spirito scozzese. Avvolsi le mani intorno alla tazza per evitare di agitarmi. Lo facevo sempre quando ero nervosa.
Pam posò un tablet sul tavolo di fronte a noi. «Abbiamo un questionario da compilare. Possiamo farlo a mo’ di intervista oppure può compilarlo da sola, come preferisce. Poi le farò qualche foto veloce, dovrà sputare in una provetta e avremo finito».
Avevo sentito bene? «Sputare in una provetta?».
Sorrise. «Abbiamo accesso alla più recente tecnologia di confronto del DNA. Gli scienziati hanno trovato alcuni marcatori che possono stabilire la compatibilità tra due persone». Abbassò la voce. «Personalmente mi piace chiamarlo il test delle anime gemelle, ma questo potrebbe scoraggiare le persone che non credono nel vero amore. E voi, ci credete?».
«Sì», rispose subito Anna. «Nel momento in cui ho incontrato Ewan, ho capito che eravamo destinati a stare insieme».
L’avevo sempre invidiata per questo. Ewan e Anna erano davvero perfetti l’uno per l’altra. Non li avevo mai visti litigare. Si incastravano come due pezzi di un puzzle.
«E lei, June?», chiese Pam.
Scrollai le spalle. «Penso che per alcuni l’anima gemella esista, ma non credo che ogni persona ne abbia una».
«Beh, se la sua anima gemella è nel nostro registro, troveremo l’uomo per lei. O preferisce le donne?».
«No, gli uomini vanno bene. Voglio dire, anche le donne, ma non per me».
«Capisco. Sarà contenta di sapere che attualmente abbiamo più di undicimila uomini nel nostro registro e che il numero aumenta ogni giorno. Vorrei che si iscrivessero altrettante donne. Non fraintendetemi, le iscrizioni arrivano ogni giorno, ma mi manca la forza lavoro per reclutarne ancora di più. Comunque, questo è un problema mio, non vostro. Sono certa che troveremo il partner perfetto per lei». Sollevò il tablet dalla scrivania. «Facciamolo così, sarà più divertente per me».
Ci fece un ampio sorriso. Il suo entusiasmo era stranamente contagioso. All’improvviso non mi sentivo più così negativa. Forse aveva ragione. Forse la mia anima gemella era là fuori, ad aspettarmi.
«June Summer, corretto?».
Annuii, aspettando qualche commento o battuta sul mio nome. Lo facevano tutti. Ma Pam passò subito alla domanda successiva. Che cosa piacevole.
«Età?».
«Trentadue, anche se il mio compleanno è il mese prossimo».
«Il suo compleanno è a giugno? È per questo che i suoi genitori le hanno dato questo nome?».
Sospirai. «Sì, erano degli idioti».
«Penso che sia piuttosto dolce», disse Pamela mentre scriveva. «Dove vive attualmente? E sarebbe disposta a trasferirsi?».
«Abito a Dumbarton, ma lavoro qui a Glasgow. E suppongo che… per la persona giusta, potrei trasferirmi, sì».
Non che mi aspettassi che ciò accadesse, ma dato che ero qui, perché non assecondare Pam?
«Bene. La maggior parte dei nostri uomini preferisce che le signore si trasferiscano con loro piuttosto che il contrario. Vivono in un posto bellissimo, però. Se non fossi già sposata, ci farei un pensierino». Fece l’occhiolino e io non potei fare a meno di ricambiare il suo sorriso.
«Vivono tutti nello stesso posto?», domandai.
«Per la maggior parte, sì. È un’area vasta, però, quindi non si preoccupi, avrà la sua privacy. Sono divisi in clan, ognuno dei quali ha le proprie città».
«Città? Pensavo che vivessero nelle Highlands. Non ci sono molte città lì. Credo che, se esistessero città piene di tipi sex—voglio dire, belli, che vanno in giro in kilt, lo saprei. Ci fionderemmo tutte lì».
Pam sorrise. «Preferiscono che le potenziali partner non sappiano troppo del luogo in cui si trovano, proprio per questo motivo. Vogliono e devono essere selettivi nei confronti delle loro partner ed è per questo che tutto viene gestito attraverso Hot Tatties. Ma andiamo avanti. Che lavoro fa?».
Odiavo questa domanda perché la risposta mi faceva sembrare la donna più noiosa del mondo. «Lavoro nella finanza».
«Oh, non lo avrei mai detto. Ottimo. Cosa le piace fare nel tempo libero?».
Le domande continuarono finché Pam non mise finalmente giù il tablet. La mia tazza era vuota da almeno dieci minuti ed ero pronta ad andarmene.
«È stato divertente», sussurrò Anna mentre la titolare dell’agenzia rovistava nella sua scrivania. «Non sapevo che ti piacessero il tiro al piattello e le passeggiate in collina».
Mi assicurai che Pam non stesse ascoltando prima di rispondere. «Me lo sono inventato per sembrare più interessante. I miei hobby sono così noiosi. E poi non è che qualcuno scoprirà mai che ho mentito».
Mi lanciò un’occhiata dubbiosa, ma non disse nulla.
Pam agitò una macchina fotografica, facendomi cenno di alzarmi. «Si metta davanti a quel muro laggiù, cara. Questo è per lo più per me. Mi aiuta a tenere in mente le donne che incontro mentre cerco una corrispondenza per loro».
«Significa che nessun altro vedrà la foto?».
«Solo se troviamo un abbinamento e mi autorizza trasmettere i suoi dati. Ci piace che le donne abbiano il controllo dell’intero processo».
Mi piaceva. Sorrisi alla macchina fotografica, sentendomi un po’ in imbarazzo. Indossavo il mio abito da lavoro, dato che Anna era venuta a prendermi in ufficio. Non era quello che avrei indossato per un primo appuntamento. Ma si trattava di una messinscena, ricordai a me stessa. Solo per compiacere la mia amica dopo aver perso una scommessa.
Soddisfatta delle foto scattate, Pam mi consegnò una fiala di plastica. «Ora ho solo bisogno del suo campioncino e poi abbiamo finito per oggi».
Guardai la fiala con aria dubbiosa. Sputarci dentro davanti a loro era imbarazzante, anche se non sapevo bene perché. La gente sputava sempre sui marciapiedi senza pensarci due volte. Sospirai e feci come mi aveva chiesto. Pam chiuse la fiala e la mise in una busta di plastica decorata con il logo di Cupido con il kilt. Quella piccola creatura seminuda era davvero ovunque.
«Mi farò sentire non appena avrò trovato un riscontro», cinguettò Pam. «Stasera manderò il prossimo lotto di campioni al laboratorio, quindi potrei chiamarla prima di quanto pensa».
Ne dubitavo fortemente. Non avrei trovato nessuna corrispondenza e anche se fosse stato, non avrei incontrato l’uomo adatto a me.
Non era reale. Era solo per rendere felice Anna. Sarei rimasta single.